Auguri di Buon Natale 2011

“Il Natale riguarda la venuta di Santa Claus (Babbo Natale) vero?”. Questa domanda mi è stata posta da una ragazza thailandese qualche giorno fa e mi ha dato lo spunto ad una riflessione. Che idea può farsi uno del Natale davanti alle mille luminarie di una metropoli del sud-est asiatico, in pieno ambiente buddista? Alberi illuminati, slitte dai mille colori tratteggiate da luci di lampadine, figure di questo vecchietto grasso vestito di rosso con un carico di regali, i negozi pieni di fiocchi rivestiti a festa con scritte “Merry Christmas and Happy New Year” (Buon Natale e Felice Anno Nuovo)…. tutto questo collocato davanti a centri commerciali carichi di merce da piazzare con ogni strategia di mercato. Un paese che accoglie una cultura consumistica occidentale, ma che non si fa domande rispetto alle tradizioni cristiane. In una Bangkok sempre più “occidentalizzata” la gente compra e dona regali, con la differenza che è quasi impossibile trovare una capanna con Gesù bambino e le cartoline di auguri portano più facilmente le immagini di alberi lucenti o anche del Re, piuttosto che l’iconografia sacra che rimanda alle radici vere della festa. Ecco allora che la domanda su cos’è il Natale passa in secondo piano.

E’ come una bellissima scatola priva del contenuto. Del resto noi cosa ne abbiamo fatto di queste domande e cosa esportiamo realmente delle nostre tradizioni? Siamo ancora convinti di quello che celebriamo in Italia o stiamo perdendo le nostre radici in nome di un multiculturalismo che nasconde più un vuoto spirituale piuttosto che il reale rispetto della diversità? Girando per le strade di Bangkok mi rendo conto che noi cristiani abbiamo spesso trascurato troppo la nostra formazioni e la nostra testimonianza, lasciando che la nuova religione del denaro si appropri di ciò che era più intimo alla nostra fede! Spesso sogniamo con nostalgia un passato cristiano, ricco di fede popolare, che a fatica riusciamo ancora a riprodurre nelle nostre comunità e nei nostri paesi. Dove abbiamo posto il vero senso della nostra vita? Su quali fondamenta abbiamo costruito?

Il figlio dell’uomo quando verrà troverà ancora la fede sulla terra?” (Lc 18,8) Una domanda di Gesù che ci trafigge il cuore e che dovrebbe scuoterci al rinnovamento della vita e a una professione di fede coraggiosa dentro i nostri ambienti di ogni giorno e nella società. Forse abbiamo bisogno di una scossa rivoluzionaria e dobbiamo davvero svegliarci dal sonno come ci ricorda il tempo di avvento.

Un altro discorso è il natale fuori dalla grande città e andando tra il piccolo gregge di cristiani thailandesi. Nei villaggi della nostra missione si recupera il vero senso di ciò che festeggiamo e, nel contesto di essenzialità e di povertà della nostra gente, il messaggio che Dio si fa povero in mezzo agli uomini ha ancora un senso. Coloro che nei villaggi credono in Gesù Cristo, non sanno ancora cosa sia lo sfolgorio di luci della grande metropoli e trovano invece la rappresentazioni di un Gesù bambino, custodito premurosamente da Maria e Giuseppe, dentro la cappella di legno del loro villaggio. Il messaggio arriva chiaro, il “Dio con noi” ha le sembianza dei propri figli che nascono in situazioni di disagio e semplicità. Egli è colui che si fa uno di noi perché noi potessimo scoprire la grandezza della nostra dignità, data dal fatto di essere amati di tale Amore. Non si sente il bisogno di tante luci o tanti doni perchè i “semplici” avvertono che il dono più grande è nella vita che si rinnova in quel bambino e che Dio è davvero vicino. Gesù non è nato nel palazzo reale, ma è davvero uno di noi. Un fatto straordinario e drammatico che riporta alla realtà, lasciando in parte quel sogno immaginario del Natale dei regali e che ridà vita al “sogno” reale che siamo figli di uno steso Padre, chiamati a costruire la famiglia dei suoi figli, vivendo nella bontà di cuore e operando pace e giustizia. Stando con i poveri di spirito, con i semplici, suonano chiare le parole che il Vangelo rivolge a noi ricchi: “In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli” (Mt 19,23). E’ davvero difficile recuperare il vero senso della celebrazione del Natale in mezzo a tante distrazioni. Forse abbiamo perso il contenuto vero del regalo che riceviamo a Natale perché lo abbiamo abbellito troppo di un contorno ammaliante.

Pensando alla nostra Italia della crisi, dove le sicurezze economiche iniziano a mancare, mi chiedo se non sia tempo opportuno per riscoprire i valori che contano davvero e di fondare la nostra casa sulla roccia di Cristo Gesù. Certo non è facile accettare la situazione quando le sicurezze ci mancano, ma è tempo propizio per chiederci cosa vale veramente e su che cosa possiamo poggiare la nostra vita. Allora il Natale di quest’anno forse potrò avere un qualcosa davvero di nuovo da dirci e la speranza può rinascere nei nostri cuori!

Facciamoci compagni dei semplici e degli umili del mondo! Mettiamoci accanto a quei pastori che, vegliando il loro gregge, ricevono dall’angelo l’annuncio di speranza: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia!” (Lc 2,10-12). Forse ci accorgeremo che non siamo più così soli con i nostri problemi e troveremo ancora la forza per portare in dono al nostro re, non regali inutili, ma la nostra vita e le nostre capacità. Accodiamoci, con umiltà, al mondo dei piccoli e ci scopriremo essere in tanti, con una grande forza per trasformare il mondo.

Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere!” (Lc 2,15). E’ un invito che siamo chiamati a far risuonare ancora nei nostri cuori. E se abbiamo la fortuna di essere tra coloro che ce la fanno nonostante la crisi economica, se siamo parte dei “ricchi” del mondo, non esitiamo a metterci in coda con i poveri e, insieme ai Magi, fermiamoci a contemplare il “principe della pace” che abbatte ogni barriera e ci invita a donare con il cuore. Riscopriamo la vera ricchezza di spirito che si esprime nella vita semplice e nella fede. Solo così accanto a noi non troveremo più altre persone anonime, ma veri fratelli. Avremo occhi per accorgerci del bene che riceviamo ogni giorno e che possiamo fare. La speranza fiorirà nei luoghi più disperati e davvero il Signore Dio farà fiorire il deserto. La nostra speranza risplenderà più di ogni luminaria e sarà luce per i popoli. Apriamo quindi il cuore alla venuta di Gesù, sapendo che il bene che ha portato non è un sogno, ma una realtà che è arrivata da duemila anni fino a noi e che si esprime ancora oggi in molti uomini e donne di buona volontà. Che questo Natale sia davvero rivestito di luce nuova.

La nostra fede è un tesoro prezioso che ci è stato affidato e di cui siamo responsabili! Il Signore ci doni di aprire questo immenso regalo che ci è stato tramandato e ci dia la forza di moltiplicarne il valore testimoniandolo ogni giorno.

Se ognuno di noi riscoprisse il valore del credere, forse allora il nostro occidente esporterebbe molto di più che merci e tradizioni rese serve dei consumi. Forse qualcuno  anche qui in Asia mi chiederebbe: “Il Natale ricorda la nascita di Gesù, vero?”.

Buon Natale a tutti e che la Luce del Signore Gesù risplenda nei vostri cuori come luce di fede, speranza e amore!

Un abbraccio di cuore nella fede!

don Raffaele Sandonà

 

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